Itinerari turistici archeologici vicino Trapani
I siti archeologici nei dintorni di Trapani
Stai programmando un viaggio a Trapani e vuoi sapere quali sono gli itinerari turistici archeologici vicino Trapani?
In questo articolo trovi un elenco delle aree archeologiche della provincia di Trapani.
Fai un bagno nelle spiagge vicino il centro di Trapani o visita le Riserve Naturali vicino Trapani o, ancora, scopri i segni delle civiltà antiche a Trapani e dintorni.
Se vivi vicino Trapani in questo articoli trovi un elenco di luoghi per alcune gite fuori porta domenicali con la famiglia o con gli amici.
La Sicilia, come sai bene, è una terra baciata dal Sole e ricca di natura dove l’uomo risiede fin dagli albori della civiltà.
Le grandi civiltà del passato, i Greci, i Fenici, i Romani e le popolazioni locali ne hanno fatto una delle culle della storia antica.
Leggi questo articolo per scoprire le tracce di una bellezza millenaria.
1. Il Tempio e il Teatro di Segesta
Segesta è uno dei siti archeologici siciliani più suggestivi.
La sua origine si perde nella notte dei tempi ed è tuttora incerta, anche se risulta era abitata già nel IX secolo a.C.
Essa sorge sul Monte Barbaro, nel comune di Calatafimi, a circa 15 chilometri da Alcamo e da Castellammare del Golfo.
Non si conosce la data esatta della fondazione ma lo storico greco Tucidide narra dell’arrivo di profughi da Troia che, giunti in Sicilia, fondarono Segesta.
Secondo il mito, Segesta sarebbe stata fondata da Aceste, figlio della nobile troiana Egesta e del dio fluviale Crimiso.
Virgilio, invece, racconta che la città sarebbe stata fondata da Enea come punto di riposo per vecchi e donne.
Di certo sappiamo che Segesta fu spesso in guerra con Selinunte per motivi territoriali.
La città fu distrutta nel V secolo d.C. dai Vandali e non fu più ricostruita.
Rimase però un piccolo insediamento abitato prima dagli Arabi e poi dai Normanni, che vi costruirono un Castello.
Al tempo degli Svevi divenne un borgo medievale, poi si spense.
Fu riscoperta nel 1574 grazie allo storico Tommaso Fazello che identificò il sito dove sorgeva la città.
Oggi Segesta è uno dei siti archeologici più visitati della Sicilia ed è inserito in tutti gli itinerari turistici archeologici vicino Trapani.
La sua area è diventata Parco Archeologico nel 2013, grazie anche ai numerosi e importanti ritrovamenti degli anni Novanta.
Le rovine di Segesta sono un’attrazione imperdibileTra le diverse attrazioni del sito, due sono quelle che attirano maggiormente i visitatori: Il Tempio Dorico e il Teatro.
Il Tempio Grande, o Tempio dorico, si conserva ancora oggi in uno stato sorprendente.
Esso è stato edificato fuori dalle mura della città, sulla cima di una collina a ovest del centro.
Mancano alcuni elementi, quindi si pensa che sia rimasto incompiuto.
Eretto negli ultimi trent’anni del V sec. a.C, si presenta circondato di colonne su tutti e quattro i lati, per un totale di 36 colonne di dieci metri d’altezza.
Il tempio di Segesta – Calatafimi
Per l’ottimo stato di conservazione il tempio si Segesta è considerato tra i più belli rimasti dell’architettura greca occidentale.
Tra i visitatori più illustri ricordiamo il grande scrittore Goethe.
Divenne una delle mete del Grand Tour e contribuì a suscitare la riscoperta dell’architettura greca che fu alle radici del neoclassicismo.
L’altra bellezza principale del sito è il Teatro.
Costruito intorno alla metà del III secolo a.C., è situato sulla collina opposta a quella del tempio, a 440 metri d’altezza.
Essendo posto sulla cima più alta del Monte Barbaro, con l’agorà, gode di un’ottima visuale.
Il mare e le colline tutte intorno, infatti, fanno da cornice mozzafiato alla sua struttura.
Il Teatro è stato costruito secondo i dettami dell’architettura greco-ellenistica, ma con una differenza.
Rispetto ai tipici teatri greci, infatti, la cavea non poggia direttamente sul terreno ma è sorretta da pilastri.
Gli spettatori vi accedevano facilmente e il Teatro poteva ospitare circa 4000 persone.
Oltre a queste due mete, a Segesta si riconoscono ancora l’Agorà e la Casa del Navarca, le fortificazioni e le mura con l’articolata Porta di Valle.
Non mancano resti relativi alla Segesta di epoca medievale, tra i quali il castello.
2. L’immenso parco archeologico di Selinunte
All’interno del comune di Castelvetrano trovi il parco archeologico di Selinunte, antica colonia greca e acerrima nemica di Segesta.
L’area archeologica di Selinunte è un luogo di inestimabile valore storico ed è la più grande di tutta Europa.
L’antica città rappresenta uno dei centri attorno al quale per secoli si è mossa la storia della Sicilia. E di questa ne è simbolo.
Scopri le origini della cultura occidentale a SelinunteSecondo le fonti, la città venne fondata da coloni provenienti da Megara Hyblea verso la metà del VII sec. a.C.
Il nome Selinunte deriva dal greco Sèlinon, che si traduce “appio”, un prezzemolo selvatico intensamente profumato.
La pianta cresceva abbondante in questi luoghi, tanto che compare anche sulle monete d’epoca coniate dalla città.
Selinunte ha dunque breve vita breve, solo circa 200 anni.
Eppure questi furono due secoli di grandezza e di splendore.
Fu alleata di Cartagine, fu spesso in conflitto con Segesta, ma nel 409 a.C. venne rasa al suolo proprio dal cartaginese Annibale.
Si rialza con difficoltà, ma viene definitivamente distrutta dai Romani alla fine della I guerra punica, nel 250 a.C.
La bellezza unica di Selinunte risiede nelle imponenti vestigia antiche e nei templi che conserva, tra i più belli di tutta l’antichità.
Sull’acropoli sono stati ritrovati i resti di sei templi, dedicati alcuni ad Apollo, ad Atena e ai Dioscuri, mentre altri tre dominano la collina orientale.
Tra questi ti segnalo il Tempio dedicato alla dea Era, l’unico ad essere stato parzialmente rimaneggiato.
Le decorazioni del Tempio sono tra gli esempi più mirabili di arte greca in Sicilia.
Le statue e le sculture, invece, sono conservate al Museo Archeologico di Palermo, con l’eccezione dell’Efebo di Selinunte. Si tratta di una statua di bronzo del V secolo a.C. alta 85 cm, conservata al Museo di Castelvetrano.
Un Tempio di Selinunte dedicato a Era
Altro pregevole santuario è quello dedicato alla dea Demetra, il culto della quale era particolarmente sentito in Sicilia.
Il suo tempio si trovava sull’attuale Collina Gaggera, dove sono stati ritrovati reperti di età romana e vasellame corinzio.
Sulla Collina Gaggera si trova anche la necropoli più grande dell’area, mentre un’altra è posta sulla collina Mannuzza.
Questi sepolcri testimoniano che a Selinunte venivano praticati riti di cremazione e inumazione.
Visitare Selinunte ti dà la possibilità di vivere un’esperienza di immersione nel passato, nell’antica civiltà greca.
Un’atmosfera unica, intensa, ricca di suggestioni che si perdono nel tempo e nella memoria.
3. Le Cave di Cusa
Quante volte ti sei chiesto da dove venisse estratta la pietra per costruire i templi siciliani?
Quante volte ti sei domandato come riuscissero ad eseguire quei lavori?
A pochi chilometri da Selinunte trovi un altro sito archeologico, Cave di Cusa, che ti dà le risposte che cerchi.
Le Cave (chiamate anche Rocche di Cusa) si trovano nel territorio di Campobello di Mazara; il relativo parco archeologico è stato intitolato all’archeologo Vincenzo Tusa.
Come si costruisce un tempio? Scoprilo alle Cave di CusaLa storia delle Cave di Cusa è strettamente legata a quella di Selinunte.
La zona, infatti, veniva utilizzata dai selinuntini per estrarre pietra di calcarenite da utilizzare per le costruzione della loro città.
Le cave furono in funzione dal VI secolo a.C. fino alla distruzione di Selinunte ad opera di Annibale.
Ad uno sguardo attento, noti come le attività di estrazione e lavorazione del materiale siano state bruscamente interrotte, per timore dell’arrivo dei cartaginesi.
Tutto è rimasto quindi come l’hanno lasciato gli operai e i lavoratori in fuga.
Questo permette di capire e riconoscere le varie fasi di lavorazione, dalle incisioni all’avviamento del trasporto.
Tra i resti si riconoscono rocchi di colonne e capitelli, in attesa di essere trasportati a Selinunte. Così come vi si trovano gigantesche colonne, probabilmente destinate ad uno dei templi selinuntini.
Le Cave di Cusa – Campobello di Mazara
Nella vasta area delle Cave di Cusa la bellezza lascia il posto all’emozione, al piacere della scoperta, all’interesse per la storia.
4. Le Mura Ciclopiche di Erice
Tra le tante meraviglie che fanno di Erice uno dei paesi più belli d’Italia, trovi anche le Mura Ciclopiche.
Si tratta di una mastodontica cinta muraria risalente al periodo elimo-fenicio-punico dei secoli VIII/VII a.C.
Le mura abbracciano il lato nord-est del paese, quello maggiormente esposto ad eventuali attacchi nemici.
I blocchi più grandi sono i più antichi e caratterizzano la parte inferiore.
A questi furono successivamente aggiunti altri blocchi più piccoli.
Anticamente le mura erano dotato di torri di avvistamento dei nemici.
Vi era poi una parte percorribile cui si accedeva attraverso scalette e piccole aperture che consentivano il passaggio degli abitanti e probabilmente anche delle merci.
Il tratto meglio conservato delle Mura si trova lungo il percorso di via dell’Addolorata, da Porta Carmine a Porta Spada.
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5. Le Grotte di Scurati
La provincia di Trapani non conserva soltanto le eccezionali vestigia delle civiltà classiche, punica, greca e romana.
Nella frazione di Scurati, nel territorio del comune di Custonaci, infatti, trovi le Grotte di Scurati.
Esse sono la testimonianza di un antico insediamento preistorico.
All’interno delle grotte si trovano tracce risalenti al Paleolitico superiore, segni di un antichissima presenza umana in forma di utensili vari e graffiti.
Gli studi in merito a questi ritrovamenti sono stati condotti prima da Guido Dalla Rosa nel 1870 e poi dal paleontologo francese Raymond Vaufrey nel 1925.
Elenco grotte del sito archeologico di Scurati:
- Grotta Mangiapane;
- Grotta Buffa;
- Grotta del Crocifisso;
- Grotta Rumena;
- Grotta Miceli;
- Grotta Cufuni;
- Grotta della Clava;
- Grotta Maria Santissima;
- Grotta del Purgatorio.
Alcune di queste si trovano all’interno della Riserva Naturale Orientata di Monte Cofano.
La più grande e interessante tra queste è la Grotta Mangiapane. Il nome deriva dalla famiglia che vi abitò a partire dal 1819 fino agli anni ’50 del Novecento.
La Grotta è alta 50 metri e profonda 50 metri, e conserva all’interno i reperti archeologici del Paleolitico.
Grotta di Mangiapane – Custonaci
La Grotta e il terreno limitrofo ad essa fanno da sfondo naturale a due appuntamenti di grande interesse etnografico.
Durante il Natale in essa si inscena il Presepe vivente, mentre in estate si allestisce il Museo vivente.
Ambienti di epoca primo-novecentesca vengono riprodotti perfettamente, con tutto il corredo di utensili domestici e di lavoro.
Gli arredamenti sono arricchiti da complementi originali, mentre gli individui recitano ruoli di antichi mestieri e artigiani.
L’effetto complessivo è molto suggestivo e sembra davvero di trovarsi in un vecchio insediamento rurale dei primi anni del secolo scorso.
Curiosità
Nella Grotta di Mangiapane sono state girate alcune scene della famosa fiction “Il Commissario Montalbano”.
6. Il Villaggio di Mursia a Pantelleria
L’isola di Pantelleria è stata abitata probabilmente a partire dal Neolitico (V millennio a.C.).
Il suo territorio era ricchissima di ossidiana, uno dei materiali con i quali anticamente venivano costruiti oggetti e utensili. Questo fu sicuramente uno dei motivi che ne giustificarono la presenza umana.
La prima testimonianza di presenza umana stabile risale però al II millennio a.C. ed è conservata nel Villaggio di Mursia e l’annessa necropoli.
Il Villaggio di Mursia si trova sulla costa nord-occidentale dell’isola.
In parte difeso naturalmente dalle impervie coste a strapiombo sul mare, in parte da possenti mura.
Nel villaggio trovi i resti di abitazioni rudimentali, capanne circolari con annessi bacini per la raccolta dell’acqua.
Mursia – Pantelleria
Altrove trovi anche una necropoli, costruita dalle stesse popolazioni.
La necropoli si caratterizza per peculiari monumenti funerari chiamati Sesi.
Questi sono costruzioni circolari con cavità ai lati che venivano usate per i riti funebri.
I Fenici approdarono a Pantelleria nel IX sec. a.C. e a loro si deve la costruzione dell’Acropoli di San Marco e del Tempio del Lago di Venere.
Nell’Acropoli di San Marco trovi grandi cisterne per la conservazione dell’acqua, resti di fortificazioni e vari altri elementi archittetonici.
Fu proprio il sistema delle cisterne a garantire agli abitati dell’isola la presenza di riserve d’acqua nei frequenti periodi di siccità.
All’interno delle cisterne sono stati ritrovati anche tre ritratti di epoca romana ottimamente conservati.
Un ritratto di Giulio Cesare e il ritratto di una figura femminile dell’aristocrazia sono stati rinvenuti all’interno di una stessa cisterna.
L’altro, un ritratto dell’imperatore Tito, in un’altra cisterna.
Risalgono invece all’epoca punica le vestigia di un Tempio ritrovati sulle rive orientali del Lago di Venere.
Forse in origine la struttura faceva parte di un complesso di più edifici che si trovavano sulle sponde del lago.
Di esso sono visibili persino le fondamenta, con le fasi di lavorazione successiva risalenti all’epoca romana.
Dalle parti di Scauri è stata evidenziata la presenza di una villa risalente al IV – V sec. d.C: un edificio abitativo con annesse le grandi cisterne.
Infine, a Pantelleria trovi anche numerose tracce dell’antica Cossyra, visibili sulle colline di San Marco e Santa Teresa.
7. La Necropoli di Roccazzo
Roccazzo è un sito archeologico ancora poco conosciuto, situato nel territorio di Mazara del Vallo.
L’area che interessa i ritrovamenti archeologici, peraltro recenti, è di vaste dimensioni.
Si tratta di un grande insediamento eneolitico, dove spiccano capanne di notevoli dimensioni a forma di imbarcazione e numerose tombe a pozzetto.
Necropoli di Roccazzo – Mazara del Vallo
Questi reperti sono stati rinvenuti nel corso della campagna di scavo diretta da Sebastiano Tusa avvenuta nel 2008.
Vi trovi anche ceramiche neolitiche e dell’età del bronzo e un edificio greco probabilmente risalente alla prima fase di colonizzazione del territorio di Selinunte.
Nella necropoli sono state ritrovate ben 47 tombe, ognuna relativa all’inumazione di un solo individuo, tranne la numero 29, che invece ospitava 14 salme.
Per raggiungere il sito è necessario attraversare una strada privata, ma è un inconveniente ben ripagato dai suggestivi ritrovamenti.
8. La Grotta del Genovese a Levanzo
La Grotta del Genovese si trova nell’isola di Levanzo.
Dentro la Grotta del Genovese è conservato un tesoro archeologico di immenso valore storico e antropologico.
Infatti all’interno di essa è presente una zona più nascosta, ampia più di otto metri, che la le pareti ricoperte di inestimabili graffiti e di pitture rupestri.
Grotta del Genovese – Levanzo
I graffiti si trovano nella parte più bassa.
Questi segni risalgono alla fine del Paleolitico Superiore e rappresentano varie specie animali, tra le quali equini, bovini e cervidi.
Le figure umane sono raramente rappresentate e sono raffigurate per lo più di profilo, con un solo tratto.
Le pitture rupestri si trovano invece nella parte superiore della parete.
Esse risalgono alla fine del Neolitico.
È interessante sapere che qui sono raffigurati un tonnoe un delfino, e queste sono le prime rappresentazioni di pesci dell’Europa intera.
Nella stessa grotta sono stati trovati anche alcuni utensili e oggetti quali vasellame vario e coltelli di selce.
La visita alla Grotta del Genovese è aperta: basta contattare le guide e prenotare.
La stessa guida ti condurrà alla Grotta con un fuoristrada.
In alternativa, in estate essa viene raggiunta via mare.
9. L’isola di Mozia
L’isola di Mozia/San Pantaleo fu un importantissimo scalo della civiltà punica.
Dai ritrovamenti si deduce che fosse un centro molto attivo, con una fiorente attività economica e grandi contatti marittimi.
I resti di questa grande civiltà sono stati riportati alla luce grazie all’interessamento di Giuseppe Whitaker, il quale aveva comprato l’isola.
La sua casa oggi è infatti meritatamente sede del Museo Whitaker, che raccoglie i reperti dei vari scavi che sostenne e oltre.
Percorri facilmente l’intera isola a piedi, e già questa sola passeggiata basterebbe per renderti soddisfatto del viaggio.
Un paesaggio che ancora conserva intatta la propria natura incontaminata, una vegetazione florida che ti accompagna dolcemente e tante piccole mete intermedie, rendono il giro dell’isola un’esperienza indimenticabile.
Lungo questo tragitto trovi alcune mete immancabili.
Elenco luoghi di interesse storico e archeologico nei pressi di Mozia:
- Casa dei Mosaici, un complesso edilizio scavato parzialmente sul terreno. Il pavimento del peristilio era decorato con mosaici neri, bianchi e grigi di cui si conservano alcuni pannelli raffiguranti animali;
Mozia o Mothia – Marsala
- Cothon o Kothon, una piscina dall’alto valore sacro;
- Thofet, l’area sacra nella quale venivano compiuti i sacrifici e venivano deposte le urne;
- santuario di Cappidazzu, un’altra area sacra probabilmente destinata alle attività religiose e votive.
Non dimenticare inoltre di ammirare la Necropoli, la Casermetta e i resti di un’antica area di lavorazione della ceramica.
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